Angelo Biancini, artista della fatica e della speranza

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Angelo Biancini, artista della fatica e della speranza

Angelo Biancini (1911-1988), nonostante la sua fattiva partecipazione alle innovazioni chieste dalla modernità, ha sempre tenuto fermo il riferimento a una grande tradizione dell’arte di cui è testimonianza il suo continuo confronto con maestri come Pisano, Donatello, i Della Robbia, Verrocchio, con affondi nella statuaria classica e in quelle espressioni minori che, miscelate, hanno conferito alle sue opere un carattere al tempo stesso nobile e popolare. Perché quello che interessa maggiormente a Biancini è il mondo degli umili. Negli Anni 30 e 40 è già famoso: vince importanti concorsi, viene invitato alla Biennale di Venezia e colloca opere monumentali a Lavezzola, nel cimitero di Faenza, nel Foro Mussolini a Roma, sul Ponte delle Vittorie a Verona, nel Palazzo della Civiltà Italiana all’E42. Ma è con opere come Donna romagnolaPrometeoBimba con fruttaDonna alla fonte e con gli animaletti che contornano l’Orfeo realizzato in ceramica a Laveno che Biancini inizia a cantare quell’epopea della fatica e, nonostante tutto, della gioia di vivere che diventerà cifra inconfondibile del suo lavoro maturo. Del 1942 è Il povero: un’icona dell’innocenza disarmata di fronte agli orrori della guerra che, purtroppo, abbiamo visto ripetersi nelle immagini giornalistiche e televisive fino ai giorni a noi più vicini. E’ lo stesso artista ad affermare che i suoi soggetti preferiti sono “quelli di sempre: la gente più vicina alla terra, alla fatica, al dolore, però sempre ostinata ad andare avanti, a sperare, a resistere”. Nel 1946 partecipa a Milano alla prima grande mostra della scultura italiana e vince il Premio Faenza con Annunciazione. Il passo verso una scultura di carattere religioso era segnato. Seguiranno nel tempo i grandi lavori per la nuova Basilica di Nazareth (1959), per il Tempio dei Martiri Canadesi a Roma (1961), per l’Ospedale Maggiore di Milano (1964), i colossali gruppi per la chiesa di Santa Maria di Fatima (1962) e per l’Ospedale Maggiore di Milano (1964). E poi quelli per la Chiesa dell’Autostrada del Sole a Firenze, per l’Hospitium di Camaldoli, per Arenzano, Buenos Aires e tanti altri. Biancini è un anello di una catena che viene da lontano e porta lontano.