Un cuore per la manna di San Nicola

Empire chandelier from Sapegno’s Collection
11 Novembre 2016
Un presepe speciale
7 Dicembre 2016
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Optimized-IMG_7990Il cuore, uno dei due simboli iconografici della mostra in preparazione “cuore e Vanitas”, diventa anche la forma di una bottiglia particolare: quella destinata a raccogliere la “manna” di San Nicola (270 – 343), ossia il liquido che da sempre si forma nella tomba del santo. Alle moderne analisi chimiche, è risultata un’acqua quasi pura. I fedeli la considerano un miracolo, in quanto la ritengono un liquido taumaturgico che sgorgherebbe dalle ossa del santo (per alcune liturgie invece dai marmi della tomba).

La prima testimonianza sulla manna del santo risale al biografo di San Nicola, Michele Archimandrita, intorno al 710-720. Secondo l’agiografo, fin dalla sepoltura nella Basilica di Mira, dove san Nicola esercitò l’episcopato, iniziò a sgorgare dal corpo del santo un oleum con poteri taumaturgici, che il biografo chiama myron. Nel panorama agiografico mediterraneo l’essudazione di liquidi da reliquie di santi è piuttosto frequente, ma il liquido di San Nicola è fra i più famosi. Il liquido veniva raccolto in piccolissime quantità con una piuma e i pellegrini dei secoli V-VI se lo portavano via in piccoli contenitori ed ampolle (le cosiddette eulogie, di cui non se ne è conservata nemmeno una). Un successivo riferimento alla manna si legge nell’inno in onore di San Nicola scritto da Teodoro Studita nell’826. Il nome myron ritorna in testi poetici del secolo IX, in cui si gioca con l’allusione a Myra, la città di cui fu vescovo il santo. In Occidente il primo scrittore che ricorda la “manna” di san Nicola è Giovanni di Amalfi (950 circa), seguito da altri che puntualizzano i miracoli operati dal suo flusso e l’impatto del prodigio sulle folle di pellegrini. Nel 1087 una spedizione navale partita dalla città di Bari si impadronì delle spoglie di San Nicola, che nel 1089 furono poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. Con questa azione la popolazione di Bari voleva rilanciare la città che, dopo la conquista normanna, aveva perduto il ruolo di capitale dell’Italia bizantina. In quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo importante era non solo una benedizione spirituale, ma anche mèta di pellegrinaggi e quindi fonte di benessere economico. Innanzitutto fecero irruzione nella basilica di Mira, impadronendosi del liquido estratto dal sepolcro e raccolto in un’ampolla di vetro. Da qui la versarono in otri, che dovrebbero rappresentare i più antichi esemplari delle “bottiglie della manna” baresi.

 Negli anni a venire i Baresi fecero incetta della manna, che custodivano in graziose “bottiglie” dipinte con l’immagine e scene della vita di san Nicola. Esse presentano una grande varietà e tipologia, fra cui, appunto, quelle a forma di cuore presenti nella mostra “Cuore e Vanitas” alla Galleria Baroni.

Il santuario di San Nicola da Bari è ancora uno dei più fiorenti della cristianità, non solo cattolica, ma anche ortodossa. Ricordiamo che quando Putin venne in Italia egli si recò in visita al santuario di San Nicola a Bari.