Profili illustri in pietra lavica

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E’ tipico dell’Ottocento, fino ai primi del Novecento, l’uso della pietra lavica per i cammei, come vediamo in questa serie di profili illustri al centro dei quali, in basso, c’è Dante Alighieri. Lo accompagnano, da sinistra a destra, Socrate (in alto), Ariosto (in basso), Alessandro Magno, Aristotele (al centro, sopra Dante), Platone, Virgilio (in alto), Tasso (in basso). I quattro poeti sono caratterizzati dalla corona di lauro e si nota, tra l’altro, come il profilo dantesco sia stato migliorato (rendendo meno adunco il naso) secondo i canoni estetici di epoca neoclassica. I cammei sono custoditi in una piccola teca di legno ebanizzato, a comporre una raccolta, in linea con la moda del collezionismo ottocentesco. Lo stile, come accennato, risente ancora del gusto estetizzante della fine del XVIII secolo. Dovevano appartenere a una serie più grande, poiché sei visi guardano a sinistra e due a destra e se ne deduce che dovevano essere accoppiati, probabilmente a formare un gioiello e si direbbe una collana con pendenti. Difficile stabilire l’esatta zona di produzione, ma molto probabilmente è napoletana, in quanto nella città partenopea l’arte neoclassica si sviluppò in tutte le sue espressioni artistiche.

L’arte glittica ha origini antichissime per il fascino esercitato dalle pietre, alle quali si attribuivano poteri taumaturgici e che si prestavano a una lavorazione artistica per la creazione di gioielli. Tante le pietre usate: sardonice, corniola, diaspro, ambra, ma anche altri materiali, come le conchiglie e, appunto, la pietra lavica nelle varie tonalità, dal bianco al grigio in varie sfumature, al rosato. Era un materiale più povero, adatto a una produzione che si era fatta seriale, in cui si cimentava un numero sempre crescente di aspiranti incisori. I grandi periodi del cammeo furono il primo Impero romano, sotto Augusto, e il Rinascimento, che vede in Firenze una delle fucine più prestigiose. La grande ripresa del cammeo subentra in epoca neoclassica, dopo le scoperte degli scavi di Ercolano e Pompei, quando viene imitata l’arte antica: greca, romana, ma anche etrusca ed egiziana.